Spett.le Consiglio Comunale di Trento
“L’istituzione delle Città 30 è il provvedimento più innovativo ed efficace per contrastare l’incidentalità sulle strade urbane, in quanto coniuga una drastica riduzione delle stragi stradali, l’integrazione tra le diverse composizioni modali di trasporto, il rispetto degli impegni climatici, il miglioramento della vivibilità, oltre che una significativa fluidificazione del traffico”.
Inizia così la lettera inviata in questi giorni al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini da diverse associazioni: FIAB, Legambiente, Asvis, Kyoto Club, Vivinstrada, ANCMA, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, AMODO chiedendo l’apertura di un tavolo di discussione sul tema.
Con lo stesso spirito, a livello locale le Associazioni firmatarie, in vista della discussione in Consiglio comunale della proposta di Giunta del PUMS 2022-2032, desiderano evidenziare i benefici della visione della città 30, partendo da una premessa: la città 30 si fonda sull’idea di riequilibrare lo spazio pubblico riducendo la superficie dedicata alle auto e diminuendo la loro velocità di percorrenza in modo da creare spazi più vivibili e più sicuri per le persone.
Dal punto di vista della sicurezza l’impatto di un auto contro un pedone a 30 km/h determina statisticamente una possibilità di sopravvivenza per quest’ultimo del 90%, mentre lo stesso impatto a 50 km/h abbassa la possibilità di sopravvivenza a solo 15% dei casi. Inoltre l’abbassamento della velocità permette una sensibile riduzione dell’inquinamento acustico (oltre che atmosferico), migliorando la vivibilità di chi vicino a una strada ci abita.
Una città 30 inoltre non solo non comporta l’allungamento dei tempi di percorrenza, ma anzi, come dimostrano le esperienze delle aree urbane in cui i progetti di città 30 sono stati avviati, favorisce il decongestionamento del traffico, come ribadito più volte da Matteo Dondè, urbanista esperto in pianificazione della mobilità ciclistica e moderazione del traffico. Se le automobili transitano più lentamente, diventa possibile dedicare loro meno spazio e quindi utilizzarlo per altre funzioni: panchine e arredo urbano, verde, tavolini per bar e ristoranti, ecc. A vantaggio di tutti. La città 30 aiuta a diffondere le zone in cui pedoni e ciclisti sono più tutelati. Generalmente ciò avviene solo nelle zone pedonali, nel centro storico e nei parchi.
Per fare in modo che venga accettato anche in altri quartieri è sufficiente (ma necessario) accompagnare la cittadinanza con campagne di comunicazione in grado di spiegare di cosa si stia parlando, riaprendo la discussione su cosa intendiamo fare per le nostre strade. Una discussione che deve partire dalla riduzione della velocità, una condizione che consente poi di pensare a molte altre cose. Spiegando ad esempio che moderare la velocità come previsto dalle Città 30 non rappresenta un limite alla libera e celere circolazione delle persone e delle merci, in quanto attualmente, com’è a tutti noto, la velocità media all’interno delle città è di 29,4 km/h (secondo l’Osservatorio UnipolSai sulle abitudini al volante), scendendo fino a 7-8 km/h nelle ore di punta (secondo l’ultimo libro bianco dei trasporti di Confcommercio).
Nelle città europee (fra cui Grenoble, Bruxelles, Parigi, Bilbao e molte altre) che hanno sperimentato progetti di città 30 si è assistito ad un calo dell’incidentalità e ad un aumento del numero dei ciclisti e, conseguentemente, un decongestionamento del traffico.
In Italia, la sperimentazione delle città 30 è stata avviata in numerose aree urbane: Olbia, Cesena, Bergamo, Torino, Bologna e Milano. Si tratta di sperimentazioni che rispondono a quanto previsto dal Piano Nazionale di Sicurezza Stradale che obbliga le amministrazioni cittadine a pianificare interventi strutturali in questa direzione con l’obiettivo di dimezzare entro il 2030 il numero di morti e feriti sulle strade.
Crediamo che anche Trento debba fare questa scelta e portarla avanti con determinazione.
Trento, 19 gennaio 2023