Dopo settimane di confinamento a causa dell’epidemia di Coronavirus, finalmente siamo prossimi alle prime riaperture, la cosiddetta “fase 2”. Il mantenimento del distanziamento per evitare nuovi contagi causerà una riduzione della capacità del trasporto pubblico, alla quale è probabile che si sommerà la sfiducia della popolazione nel frequentare i mezzi. C’è il rischio che rincomincino ad usare l’automobile molte delle persone che prima utilizzavano i trasporti pubblici.
Già prima della chiusura, Trento subiva ogni giorno lo sfregio di oltre 100mila vetture in circolazione; non solo non è sostenibile, ma non è proprio possibile immaginare di sommare a questi livelli di traffico migliaia di altre automobili.
Per questo motivo FIAB Trento è stata protagonista di appelli rivolti sia al governo centrale che alle istituzioni locali, per chiedere interventi urgenti a favore della mobilità sostenibile e attiva: occorre ripartire dall’andare a piedi e in bicicletta.
Favorire la mobilità attiva delle persone vuol dire soprattutto farle sentire sicure, e il nostro pensiero va in particolar modo a lavoratrici e lavoratori che si troveranno già dalla settimana prossima a pendolare tra la casa e le proprie attività. Occorre urgentemente predisporre una rete di mobilità di emergenza: infrastrutture pedonali e ciclabili a bassissimo costo, anche temporanee e realizzate con la segnaletica da cantiere, per allargare i marciapiedi e ricavare delle piste ciclabili reclamando il troppo spazio finora concesso al transito e alla sosta di mezzi di trasporto inefficienti, inquinanti e ingombranti quali le automobili.
Puntare sulla mobilità attiva non è solo una scelta di sostenibilità ambientale, ma anche una scelta di accessibilità ed equità. Quella che si è aperta è già stata definita la più grave crisi economica dalla Grande Depressione e a pagarla saranno, come sempre, i più poveri ed emarginati, anche sotto il punto di vista del diritto alla mobilità. Per questo abbiamo chiesto alle autorità di prevedere anche incentivi di tipo economico per chi decide di spostarsi in maniera virtuosa.
Una rete sia nel senso ingegneristico, ma anche e soprattutto nel senso sociale: una rete di salvaguardia contro la povertà dei trasporti, quella condizione di schiavitù da automobile dovuta alla commistione di povertà economica, assenza di trasporti pubblici efficienti, accessibili ed economici, gentrificazione, scelte urbanistiche scellerate (si pensi ai quartieri dormitorio o ai grandi centri commerciali irraggiungibili se non in auto), ed eventualmente esacerbata da anzianità o disabilità.
Non dobbiamo lasciare indietro nessuno, ma andare avanti insieme.
Immagine in copertina: Social Log Bologna